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Pacini, Collignon e Nenci: pittori in Accademia fra 700 e 800

on Lunedì, 23 Gennaio 2023 10:16

Presentazione: 27 gennaio, ore 17, Sala del Cenacolo

A quattro anni dall’uscita delle tre monografie dedicate ai maestri e agli allievi di scultura, continua il lavoro di ricerca e approfondimento sulla storia dell’Istituzione coordinato dal professor Sandro Bellesi, dedicato questa volta agli artisti Santi Pacini, Giuseppe Collignon e Francesco Nenci, fra i primi docenti e allievi della neonata Scuola di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze tra ‘700 e ‘800. L’opera in tre volumi è edita da Polistampa ed è stata realizzata - nei primi due tomi - da Maurizio Di Lella per l’Ufficio Grafico dell’Accademia.

La presentazione si svolgerà venerdì 27 gennaio (ore 17) nella Sala del Cenacolo dell'Accademia. 

Interverranno: Carlo Sisi, storico dell'arte e Presidente dell'Accademia di Belle Arti; Stefano Casciu, responsabile della Direzione regionale musei della Toscana; il Direttore dell'Accademia di Belle Arti, Claudio Rocca e gli autori Sandro Bellesi, Silvestra Bietoletti e Liletta Fornasari.

Artista poliedrico e docente dell’Accademia, seppur per un periodo limitato della sua carriera, Santi Pacini è stato un personaggio strettamente legato alla Toscana e a Firenze, dove era molto apprezzato anche dalla famiglia granducale. Era infatti noto non solo come pittore ma anche come incisore e copista. Un mestiere quest’ultimo particolarmente in voga, che consentiva agli artisti – fra le altre cose – di entrare in contatto con importanti realtà museali o collezionistiche internazionali che di solito commissionavano e acquistavano copie autorizzate delle opere conservate nei musei fiorentini. Fra le riproduzioni spiccavano quelle dei gessi, che Pacini faceva eseguire dalla bottega gestita per alcuni anni insieme ad Anton Raphael Mengs. Una parte importante della sua attività era legata alle incisioni e alla fornitura di progetti – soprattutto altari e piani di tavoli – per l’Opificio delle Pietre Dure. Le sue opere si trovano oggi in varie città della Toscana. A Firenze, ad esempio, alcuni suoi dipinti si possono trovare nella Villa del Poggio Imperiale, nelle chiese delle Mantellate, di San Paolino e degli Angiolini e nell’Ospedale degli Innocenti. L’autore della monografia su Santi Pacini è Sandro Bellesi.

Accanto alla figura di uno dei primi docenti di pittura, la nuova pubblicazione prende in considerazione anche due allievi delle prime generazioni di artisti formati e cresciuti in Accademia a cavallo tra '700 e '800, in quello stesso edificio che oggi accoglie oltre 2mila studenti d'arte provenienti da tutto il mondo. Fra questi Giuseppe Collignon è per gli autori uno dei più interessanti. Allievo di Pietro Pedroni, pur inserendosi nel solco del neoclassicismo, Collignon riesce a elaborare un proprio stile originale. Oggi è possibile trovare alcune delle sue opere più importanti a Palazzo Pitti e al Palazzo Ducale di Lucca. Lavorò anche al Duomo di Pisa e a quello di Pontremoli e nell’ultima parte della sua vita si stabilì a Siena dove insegnò all’istituto d’arte cittadino. L’autrice del volume su Collignon è Silvestra Bietoletti.

L’ultimo degli artisti cui è dedicata questa nuova pubblicazione è Francesco Nenci, pittore molto noto in Toscana e allievo di uno degli esponenti più importanti del neoclassicismo italiano: Pietro Benvenuti. Allievo dell'Accademia e artista molto promettente, nel primo decennio dell’800 Nenci vinse un premio all’Accademia di Brera, un evento molto importante per la sua carriera, tanto che alcune sue opere sono tuttora ancora conservate nella Pinacoteca dell'Istituzione. Anche Nenci lavorò per la famiglia granducale lorenese e per i principali palazzi nobiliari fiorentini, come Palazzo Vivarelli Colonna, già Giuntini. Partecipò alla gara per la realizzazione del soffitto delle Cappelle Medicee, ma il suo maestro gli soffiò la commissione quasi all’ultimo. Si trasferì a Siena, dove prese il posto di Collignon all’Istituto d’arte. La monografia dedicata a Nenci è stata realizzata da Liletta Fornasari.

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