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Spagnulo Valdi

 Prof. Valdi Spagnulo 

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qualifica: docente di I fascia
ricevimento: lunedì e martedì dalle 18.00 alle 19.00
 
 
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PROFILO BIOGRAFICO

Nato a Ceglie Messapica (BR) nel 1961, trascorre la sua infanzia in Puglia a Grottaglie (TA), località nota per la produzione della ceramica artigianale e artistica, frequentando fin da giovanissimo, grazie a suo padre, l’artista Osvaldo Spagnulo, l’ambiente creativo ed intellettuale dell’area pugliese e non solo. Nel 1973 con la famiglia si trasferisce a Milano, aprendosi all’ambito europeo con viaggi in Francia, Germania, Svizzera, iniziando studi artistici dapprima al Liceo Artistico di Brera, poi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1984. L’inizio degli anni Ottanta segna il suo esordio come pittore e l’avvio di una fitta attività espositiva di mostre collettive e personali. Nel 1999 opere tridimensionali saranno esposte a parete, nella galleria Spaziotemporaneo di Milano, dove si assiste all’approfondimento delle tematiche legate alla tridimensionalità dell’opera, all’assemblaggio e alla leggerezza. Oggetti di speculazione artistica che verranno indagati e elaborati in una ricerca senza risoluzione fino ad oggi.
È docente di Tecniche e tecnologie delle arti visive nel Dipartimento Arti Visive, Corso Propedeutico e Scuola Artefici e Nudo, presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Vive e lavora a Milano.
Di lui hanno scritto, nel corso degli anni: Rossana Bossaglia, Luciano Caramel, Cristina Casero, Luigi Cavadini, Claudio Cerritelli, Marina De Stasio, Elena Di Raddo, Rachele Ferrario, Lorenzo Fiorucci, Sara Fontana, Matteo Galbiati, Kevin McManus, Luca Pietro Nicoletti, Sandro Parmiggiani, Francesco Poli, Elena Pontiggia, Franco Solmi, Francesco Tedeschi, Alessandro Trabucco, Miklos N. Varga, Alberto Veca e Giorgio Zanchetti.

PUBBLICAZIONI

Gli incontri e il clima vivace degli anni ’80, in particolare nel panorama milanese, lo hanno visto partecipe e protagonista nel gruppo di esordienti seguito e incoraggiato da Giovanni Fumagalli della Galleria delle Ore, dove nel 1988 e nel 1989, vengono proposte due collettive nelle quali espone, in linea con gli altri autori, la sua pittura neo-informale.
Dal movimento astratto-concreto, attivo a Milano, e non solo, fra il 1948 e il 1958, deve molto della sua formazione, “[…] delicatissime stesure tonali in equilibri di struttura fermi e rigorosi, un mondo di aperte tensioni fra segno e colore, fra materia e forma” (F. Solmi, In presenza dell’assenza, catalogo della mostra, Galleria L’Ariete, Bologna, 1988.)
Le opere sono stratificazioni di materie diverse, di carte e tessuti e pittura, ma mantengono sempre una scansione ritmica dello spazio, sul quale si innesta la ricerca successiva dell’autore. Nell’89 la personale Vitalità dell’assenza, alla Libreria del Castello di Milano, curata da Elena Pontiggia, sottolinea di nuovo, l’appartenenza del lavoro di Spagnulo alla tradizione espressionista e informale. Negli anni ‘90 le tele si arricchiscono di materiali, i supporti si diversificano, l’aggetto dell’opera annulla la bidimensionalità e inizia per l’autore un percorso ben individuato da Gillo Dorfles nel 1999 in Ultime tendenze nell’arte d’oggi dall’Informale al Neo-oggettuale, Feltrinelli ed., Milano, che includeva Spagnulo fra i 10 scultori emergenti di quegli anni. Sono molti gli incontri significativi di questo periodo, molti critici e storici dell’arte, galleristi e artisti, osservano, sostengono e accompagnano l’evoluzione del lavoro di Spagnulo.
Marina De Stasio, Miklos Varga, Alberto Veca, Luigi Cavadini, Francesco Tedeschi, Rossana Bossaglia, Francesco Poli, Luciano Caramel hanno interpretato, decifrato e descritto le opere che via via venivano esposte in gallerie e spazi pubblici, accreditando e testimoniando una crescente consapevolezza pratica e poetica. Nel 1993 viene selezionato per il XXXIII Premio Suzzara presso la Galleria Civica di Arte Contemporanea da Alberto Veca e Enrico Crispolti.
Nel 1995 la bi-personale con Gabriella Benedini, Per contro: G.Benedini, V.Spagnulo, al Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda, sarà l’occasione per la Camera Del Lavoro Di Reggio Emilia di scegliere e inserire una delle opere nella propria collezione privata. Sandro Parmiggiani, responsabile della curatela, sottolinea come l’autore “realizzi spesso due versione dello stesso soggetto: una in bianco solcata da brezze di madreperla, e una in nero, dove spira l’aria fosca dell’abisso”. Tema duale questo sempre presente, dittici dialetticamente complementari dove “[…] le parti emergenti hanno dei confini che non sono mai quelli di una geometria assoluta perché giocano sulla contraddizione tra un’esistenza nuovamente in divenire sfuggente, oltre i termini della tavola, e la forza immobile, scultorea della loro consistenza. Ne nascono degli schemi compositivi che si possono ripetere con materiali diversi, quasi che lo stesso pezzo avesse un positivo, un negativo, un’ombra e una realtà”. (Francesco Tedeschi, Costruzioni dal profondo, in Costruzioni dal profondo. Stefania albertini, Giampiero Moioli, Valdi Spagnulo, catalogo della mostra, Villa Borromeo Visconti Litta, Lainate, 1993). Sempre nel 1995 Rossana Bossaglia per Il colore dell’ombra, personale al Chiostro di S. Agostino di Pietrasanta, rileva come Spagnulo, “rigorosamente pittore”, abbia saputo assumere e elaborare le ricerche astratto-informali attraverso il dibattito successivo: “Il concettualismo gli ha insegnato la trasposizione su un piano mentale dei problemi legati alla matericità dell’oggetto; l’arte povera e il complesso delle correnti minimaliste, una volontà di ascetismo formale, l’avversione per ogni compiacimento estetizzante”. Dopo diversi anni di frequentazione, mostre collettive e partecipazione agli stand per MIART e ArteFiera di Spaziotemporaneo di Patrizia Serra, viene inaugurata in galleria nel 1999, la mostra La presenza attiva dell’assenza, a cura di Luciano Caramel.
Inusuale vicenda per questa mostra e per questo testo. Cesura dirimente per la ricerca artistica che d’ora in poi si sposterà sulla scultura, attraversando carte, telai, fil di ferro e plexiglass.
Delle opere esposte in mostra solamente una faceva parte del corpo di lavori commentati da Caramel, le altre erano tutte nuove sculture dove si compie “una ulteriore operazione di sforamento tridimensionale torcendo e deformando i telai di partenza e provocando quindi una dinamica ulteriore con i fili metallici torti al suo interno” (Luca Pietro Nicoletti, Storia di Valdi Spagnulo, in Contrappunto, Edicta ed., 2018, p.136). La complessità della costruzione dell’opera, punto di arrivo di studio, ricerca, emozione e memoria viene raccontata nel testo di Rachele Ferrario per la successiva mostra Decantazione Lirica, nello Spazio Cesare da Sesto a Sesto Calende sempre nel 1999. Il disegno sottile con il fil di ferro, l’alleggerimento della struttura, la ricerca dell’equilibrio fra il vuoto, la parete e l’ombra, l’inserimento di materiali come il plexiglass trasparente al posto della carta, l’apparente precarietà dell’opera, saranno d’ora in poi i cardini della nuova ricerca e gli elementi analizzati dagli studiosi che via via ne hanno seguito il percorso fino a oggi. Nel 2001 viene selezionato fra i primi 3 per il Premio d’arte città di Lissone, a cura di C. Rizzi, presso la Galleria Civica Contemporanea e con Ritratto silente 2 (opera del 1998) vince il 1° Premio di Pittura all’Accademia Nazionale di S.Luca di Roma.
L’opera in realtà ha in sé tutte le caratteristiche della scultura dipinta o del dipinto tridimensionale, nuova cifra stilistica ben descritta da Giorgio Zanchetti in occasione della mostra Parvenze di precarietà, nel 2004 presso la Galleria Arte + arte Contemporanea, Varese, dove la sintesi fra la matrice post-dadaista e la tensione grafica neo-concettuale vengono assorbiti e elaborati attraverso “le proprie radici strettamente appigliate alla dimensione più immediata del fare e alla comprensione piena dei valori espressivi e formali della materia.” (G.Zanchetti, Articolazioni spaziali di Valdi Spagnulo, 2004, cit.). Dopo Lembo di cielo, a cura di Elena Di Raddo, presso la galleria di Milly Pozzi di Como del 2006, dove si consolida la ricerca e vengono proposte le prime sculture a terra, è nel 2007 con la mostra presso Cavenaghi Arte Milano Assimetrie-Pieghe-Torsioni, a cura di Alberto Veca che si sancisce il passaggio da scultura a parete a scultura a terra con un testo critico intitolato “A terra e a Parete”.
Nel 2014 la grande mostra Valdi Spagnulo: Sguardi sospesi – sculture 2007-2014, al Palazzo del Broletto di Como, curata da Claudio Cerritelli, illustra fra le altre, tutta la nuova serie di opere a terra e a parete, la cui installazione negli ampi spazi del palazzo esalta la ricchezza della ricerca di un linguaggio sempre in dialogo fra i diversi piani espressivi ed è inoltre una ricognizione analitica dei cicli di opere dal 2007 al 2014: le Domus, i Riverberi, gli Sferoidi, i Reverse, gli Schermi. Nel 2015 una mostra presso la galleria Studio Masiero di Milano vede due grandi sculture autoportanti riprendere il tema delle Domus, luogo di pensiero e di elaborazione di nuovo della dimensione del fare. (Domus mentis, a cura di Claudio Cerritelli, Studio Masiero, Milano, 2015). Nella bipersonale del 2017, a Parodi Ligure, Opposte similitudini, Valdi Spagnulo – Attilio Tono, a cura di Matteo Galbiati e Kevin Mc Manus, le opere esposte vengono descritte per la loro valenza pittorica, scultorea e architettonica. “La sua scultura si pone come grafismo concreto nello spazio, dove segno, materia, architettura, pittura, scultura e disegno paiono fondersi nel gradiente primigenio che le accomuna e accoglie tutte assieme.” (MG e KMM)
La tensione verso il segno e la pittura restano sempre presenti così come rilevato da A. Veca già nel 1992 per aver messo sullo stesso piano “il metallo e il pigmento” o da C.Cerritelli nel 2015 evocando la “sintesi mutevole di scultura-pittura-architettura”.
Il 2019 oltre alle mostre Abita l’uomo. Patrizia Bonardi - Valdi Spagnulo, a cura di Kevin Mc Manus, BACS, a Leffe (BG) e Linee. Mario Raciti e Valdi Spagnulo, a cura di Lorenzo Fiorucci e Luca Pietro Nicoletti, presso Villa Arconati – Fondazione Augusto Rancillio a Castellazzo di Bollate (MI), vede una terza importante personale presso lo Studio Museo Francesco Messina di Milano. Il museo accoglie nei propri spazi Valdi Spagnulo – Contrappunto, a cura di Luca Pietro Nicoletti, dove, fra le altre, una grande opera site specific prende tutto lo spazio del piano inferiore del museo.
“Contrappunto è la grande scultura di vocazione ambientale realizzata nel corso del 2018, [...] dove si riconoscono tutti i caratteri della ricerca artistica di Valdi Spagnulo. [...] una scultura di linea, che evoca il perimetro di uno spazio virtuale, e che nasce per assemblaggio di materiali eterogenei, dalla carta combusta insieme al fil di ferro al plexiglass colorato che filtra la luce e restituisce l’idea di scultura eterea e cangiante.” (Luca Pietro Nicoletti, Contrappunto, cit.)
In questa occasione viene pubblicata la prima monografia a cura di Luca Pietro Nicoletti, con testi di Claudio Cerritelli, Sara Fontana, Giorgio Zanchetti, Lorenzo Fiorucci, Kevin Mc Manus e Matteo Galbiati.

Parallelamente all’attività espositiva personale, negli anni, molteplici sono state le partecipazioni a collettive, premi e eventi artistici di rilievo fra cui nel 2008 la XXV Biennale di Scultura di Gubbio, a cura di G.Bonomi e C.Marinelli, nel 2010 la Biennale Internazionale di Scultura di Racconigi a cura di L.Caramel, nel 2016 la LXVII edizione del Premio Michetti di Francavilla al mare, sempre a cura di L.Caramel, nel 2018 la Biennale d’Arte di Alessandria a cura di Matteo Galbiati. La IV Biennale di scultura in acqua e in piazza nel 2019 a Piazzola sul Brenta a cura di P.Pin, C. Cerritelli, C.C. Frigo, e Tempo al tempo - Palinsesti 2020 di San Vito al Tagliamento a cura di L.P.Nicoletti, dove nelle grandi sculture ambientali proposte, ancora una volta, il segno pittorico viene tradotto sul metallo e sul plexiglass attraverso la fresa e la distorsione dell’acciaio avviene tramite le piegature con le mani e il corpo. Strutture leggere, asimmetriche dove è presente il tema dell’alleggerimento visivo della scultura e la sua possibilità di interagire con lo spazio attraverso un “disegno” tridimensionale.
Non ultime le collettive dei Nuovi Lirici, gruppo di artisti individuato e seguito da Matteo Galbiati e nato intorno allo spazio AR Officina Arte Contemporanea di Gorgonzola.
Sue opere figurano in collezioni pubbliche fra cui l’Accademia di San Luca di Roma, collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia di Milano, Museo della Permanente di Milano, Museo della Biennale di Gubbio, Museo Casa Boschi Di Stefano di Milano.

“Del resto, la componente ludica non può essere trascurata nell’arte di Valdi, all’origine di ogni operazione sta il desiderio di trasformare la fatica della scultura nel prodigio della fantasia che costringe lo sguardo ad affrontare le forme giocose dell’immaginazione”. (C.C. 2014)

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